La storia

I Tarocchi del Mantegna sono due serie di incisioni italiane del XV secolo, che gli storici

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Autoritratto del Mantegna

d’arte hanno attribuito fino al XIX secolo ad Andrea Mantegna, ma ora attribuiti a due differenti artisti rimasti ignoti.
Le due serie sono dette serie “E” e serie “S” e ne esistono diverse copie e versioni.

Nonostante il nome e la somiglianza delle carte ai trionfi non è in realtà un mazzo di tarocchi, essendo privo delle carte dei quattro semi e con molte differenze nelle figure rappresentate rispetto a quelle dei tarocchi. Si ritiene generalmente che non fossero carte da gioco, né per la divinazione, ma piuttosto uno strumento educativo che rappresenta una concezione del mondo tipica del Medioevo, sebbene non sia sopravvissuta alcuna documentazione effettiva sul loro uso. Si tratta chiaramente di un gioco educativo, vale a dire un cosmo in miniatura espresso da cinque gruppi di immagini

Sono stati ipotizzati tra i possibili autori anche Parrasio Micheli, Baccio Baldini o altri artisti della scuola del Mantegna, ma senza portare prove a sostegno.

 

I cosiddetti Tarocchi del Mantegna sono costituiti da 50 disegni distribuiti in cinque decine, contrassegnate dalle lettere A,B,C,D,E. La lettera A è applicata alla serie di numeri più alti (41-50) e la lettera E a quella che comincia con 1. Ogni figura ha in basso il nome in maiuscolo romano e il numero d’ordine in cifre romane. Sulla stessa riga, a destra c’è il numero arabo corrispondente, e sulla sinistra la lettera della serie.

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Il pentacolo una delle “chiavi” del Tarocco del Mantegna

La serie E (1-10) rappresenta gli stati della vita, cioè i diversi gradi della scala sociale, e va dal Misero (I) al Papa (X).

Nella serie D (11-20) sono rappresentate le Muse, da Calliope (XI) ad Apollo (XX).

Nella serie  C (21-30) le Scienze; quelle del Trivio (Grammatica(XXI), Retorica, Logica), e quelle del Quadrivio (Aritmetica, Geometria, Musica, Astrologia), e in più Poesia, Filosofia e Teologia (XXX).

Nella serie B (31-40) figurano tre Arti, Iliaco XXXI per Astronomia, Cronico-Cronologia, Cosmico-Cosmologia, e le sette virtù, cardinali e teologali, con laFede (XXXX) al posto più in alto.

E infine nell’ultima serie A (41-50), la più importante, è rappresentato il Sistema celeste (Luna XXXXI, Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove, Saturno, Ottava sfera, Primo Mobile,  e Prima Causa (XXXXX), cioè Dio come punto topico dell’intera sequenza.

 

Il carattere morale e religioso di queste carticelle è evidente: a partire dalle condizioni della vita quotidiana della prima serie, si arriva alla conoscenza assoluta di Dio quale prima causa di ogni cosa esistente.

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I Tarocchi del Mantegna

Né Tarocchi, né del Mantegna – Saggio di Mauro Chiappini

Ce ne sono pervenute tre edizioni, da incisioni a bulino su rame. La prima  è databile intorno al 1460.  Una copia delle quattro virtù cardinali B34-37 di questa prima edizione si trova inserita nella versione tedesca del 1468 del Fior di Virtù conservata presso la Biblioteca di San Gallo in Svizzera (http://www.e-codices.unifr.ch/it/vad/0484). La seconda edizione è del 1485 – la carta Aritmetica (XXV) porta incisa la probabile data. La terza, dell’incisore Ladenspelder di Essen è del 1540 circa.

 

E’ opinione ormai condivisa dalla maggior parte degli studiosi che tali carticelle non siano annoverabili tra le carte da giuoco come i Tarocchi, salvo il carattere morale e religioso comune ad entrambi, semmai ne costituiscono lo sfondo, ne fanno da apripista.

 

Lo storico dell’arte Leopoldo Cicognara,  nella sua opera “Memorie spettanti alla storia della calcografia”, pubblicata  nel 1831, afferma: “E finalmente a noi non fu dato mai d’incontrar queste carte incollate sui cartoncini e miniate nel modo che incontransi tutte le altre carte stampate, che all’uso dei Tarocchi o di simili giuochi vengono destinate. Anzi, gli esemplari più conservati si trovano in libretti di 25 foglietti o carte duple, impresse a due per foglio, formanti appunto il complessivo numero delle cinque decine. E lo stesso può dirsi, ove abbiamo incontrati altri staccati a frammenti alcuni di questi soggetti, che ben rara cosa è il trovare completa la serie di queste cinquanta carte simboliche…..Verosimilmente queste figure, tratte tutte da oggetti di altissima rilevanza per le loro allusioni, possono aver servito per altri passatempi notabilmente diversi dai cosiddetti giochi di carte, come sappiamo esservene poi stati parecchi in quei tempi, e poco dopo, ai quali potrebbe questa stessa riunione di allegorie aver dato motivo”.

 

Il fatto che gli esemplari a noi pervenuti siano in pezzi staccati di 25 foglietti, ognuno formato da una coppia di figure a costituire l’intera serie, piuttosto che su fogli interi com’era in uso per le carte da giuoco, l’assenza dei semi, il numero complessivo difforme da quello dei mazzi di carte, tutto questo ed altro porta alla conclusione che queste carticelle non siano assolutamente assimilabili ai Tarocchi. Servivano, come afferma il Cicognara, per altri scopi che non erano il gioco di carte, verosimilmente per fini educativi, come l’Apocalisse di San Giovanni, l’Historia Virginis e la famosa Biblia Pauperum. Le nostre 50 figure sono produzioni analoghe, e non è un caso che 50 siano anche le illustrazioni di un’edizione della Biblia Pauperum e dell’Apocalisse, e che quest’ultima, così come lo Speculum humanae salvationis, siano composte da incisioni ognuna delle quali divisa in due scomparti, cioè tali da formare “carte duple”, con due disegni impressi, né più né meno come le nostre carticelle.

 

Al di là di queste conclusioni, condivise, come dicevo, dalla maggior parte degli studiosi, resta ancora aperta la discussione in merito al probabile autore del lavoro in questione. Il Mantegna? Qualche artista a lui vicino? Per fare un po’ di luce sull’argomento, torniamo agli esemplari a noi pervenuti. La terza edizione è una copia della prima, senza alcuna variazione, e quindi non interessa ai fini del nostro discorso. La seconda edizione, invece, non può esserne una copia, in quanto presenta numerose differenze. Se nella prima le figure sono girate verso sinistra, nella seconda sono voltate a destra, alcuni elementi sono completamente rivisti, altri sono  aggiunti o assenti. La serie I-X della prima edizione è poi contrassegnata dalla lettera E, quella della seconda, dalla lettera S.

Nella fig. sottostante sono riportati l’Imperatore VIIII (a sinistra) della prima edizione, contrassegnata da E, e quello della edizione successiva (contrassegnata da S). Si può notare, oltre ad alcuni elementi aggiuntivi, che non solo le figure sono orientate diversamente, ma che nella prima rappresentazione la figura tiene la mano alla cintura, nell’altra sorregge uno scettro.

Queste evidenti variazioni hanno portato numerosi studiosi ad ipotizzare che queste due edizioni siano tratte da un modello precedente.

William Ottley nel Vol.1 del suo “History of Engraving” stampato a Londra nel 1816( pag 382, cap. VI), dice essere molto probabile “ che la maggior parte di queste figure in entrambe le versioni sia stata copiata da  più antiche carte incise su legno”.

Romain Merlin in “Origine des cartes a Jouer” stampato a Parigi nel 1869 ( pag 79), sulla stessa lunghezza d’onda, afferma che ” Siamo autorizzati a considerare queste due edizioni come perfettamente indipendenti una dall’altra, e le loro somiglianze dovute a un modello primitivo da cui sono state tratte”.

I due autori, come altri che per brevità non vengono citati, ipotizzano quindi l’esistenza di un modello precedente dal quale sono derivate le edizioni a noi pervenute incise su rame.